Tutti, indistintamente, hanno diritto a scegliere liberamente il luogo della propria residenza, che gli consenta di crescere, educarsi ed esprimersi, lavorare e realizzare il proprio contesto familiare e sociale.
“Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.” (Art.15 comma 2 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani)
Ogni persona ha diritto ad una vita degna, alla libertà e alla sicurezza della propria persona, per cui il diritto ad avere un luogo dove abitare, lavorare e contribuire allo sviluppo della comunità, è strettamente connesso alla sua vita: ne è parte integrante.
Il luogo dove si abita diviene il simbolo di una qualità di vita di crescita personale e sociale contemporaneamente. Per questo è un diritto di tutti ed è un dovere degli stati prendere provvedimenti necessari per renderlo possibile per cui, le scelte politiche che fanno, mettono in risalto una concezione di vita, un profilo umano/sociale, un progetto di civiltà.
Ogni persona ha dietro di sé una storia personale che la porta a decidere di cambiare luogo di residenza, spesso per problemi legati a cause di recesso economico-sociale ed ambientale. Occorre, per questo, costruire gradualmente una cultura dell’accoglienza che renda le nostre città vivibili e il nostro mondo giusto e solidale.
Una sfida questa, che ha percorso la storia e che ancora oggi, tra contraddizioni e proposte, reclama soluzioni possibili.
La nostra storia e la nostra stessa esperienza di emigrazione costituiscono un punto di vista fondamentale per capire cosa significa l’accoglienza degli immigrati e la loro integrazione nella vita civile e politica del nostro Paese.
La Costituzione italiana stabilisce all’art.10 comma 3, che “lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni stabilite dalla legge.”
Anche il sistema Comunitario UE invita gli Stati Membri a prevedere forme sussidiarie di impegno per l’accoglienza dei cittadini di paesi terzi. Ma ancora vi è molto da fare e da costruire.
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