Ho svolto i miei undici mesi di Servizio Civile in Colombia, a Medellin, capoluogo del dipartimento di Antioquia dove la ONG PRO.DO.C.S. lotta dal 2000 contro la povertà per l’affermarsi di una vera giustizia sociale. L’impegno di PRO.DO.C.S. in questo meraviglioso Paese ha da sempre un obiettivo preciso: garantire il diritto ad una vita dignitosa per i settori più vulnerabili della popolazione mediante una cooperazione che, attraverso la trasmissione di strumenti e competenze, responsabilizzi le persone mirando alla loro piena realizzazione umana e professionale.
Privilegiando un’ottica di genere e concentrandosi dunque, in particolar modo, sulle donne capofamiglia, spesso rifugiate interne perché costrette a lasciare la propria terra a causa del conflitto, il progetto che ho avuto il privilegio di portare avanti assicura opportunità di formazione professionale e di collocamento alle beneficiarie, offrendo altresì un programma di accompagnamento psicosociale e consulenze specializzate diretto a piccole imprenditrici ed alle loro famiglie. Con orgoglio e soddisfazione sottolineo che, durante quest’anno, ognuna delle 30 imprenditrici che ho seguito ha fatto enormi progressi, acquisendo nuove abilità e capacità grazie ai corsi di formazione, arrivando ad una profonda razionalizzazione nell’impiego di risorse ed energie e, di conseguenza, ad un’importante ottimizzazione dell’andamento della microimpresa e dei risultati da questa conseguiti.
L’esperienza è stata profondamente formativa dal punto di vista professionale e determinante sotto il profilo di un personale sviluppo ed arricchimento umano. Il ruolo ricoperto mi ha consentito di stare costantemente a contatto con le persone, entrando nelle loro case, conoscendo le famiglie, le storie personali, lavorando ogni giorno al loro fianco. Ciò mi ha permesso di approfondire la conoscenza del territorio e della comunità, migliorare capacità di analisi e competenze comunicative, sviluppare uno spirito relazionale e di interazione in un diverso contesto culturale e consolidare la propensione a lavorare in modo autonomo ed indipendente. Ho altresì ampliato le mie conoscenze in materia di microimprese e microcredito, cooperazione, rapporti istituzionali, sviluppo sostenibile e solidale.
Tutto ciò è costato molta fatica, sacrificio e stress, inutile negarlo. Ma ogni piccolo sforzo è senza dubbio valso la pena ed è stato abbondantemente ripagato. Dagli occhi vivi di ogni bambino con cui ho passato i pomeriggi di dicembre, dai sorrisi saggi delle donne che ho seguito durante tutto l’anno, dalle strette di mano sincere che ho scambiato con gli uomini incontrati in questo cammino.
La Colombia è un luogo speciale con una storia particolare ma, in fondo, presenta tratti comuni a molti altri: è un Paese difficile, ingiusto, diviso, senz’altro violento, dove giustizia sociale e tutela dei diritti fondamentali sembrano ancora molto lontani e dove lo Stato di diritto è lungi dall’essere una conquista reale ed effettiva. Ma la Colombia è anche molto altro. Parlo di ciò che ho avuto modo di conoscere più a fondo: la popolazione Antioqueña. È un popolo speciale quello “paisa”. Un popolo ferito e stanco, ma anche gravido di idee, ingegno, forza di volontà, entusiasmo e voglia di riscatto. Orgoglioso e testardo ma di una generosità sconosciuta a “noi occidentali”, un’ospitalità che mette addirittura a disagio, una gentilezza ed una fiducia nel prossimo che non ti spieghi se guardi alle condizioni a cui la storia li ha costretti. Ho amato questo popolo, in tutte le sue sfaccettature. Mi ha insegnato molto e mi ha cambiato profondamente, dandomi un’altra prospettiva dalla quale guardare la realtà, facendomi scoprire aspetti di me stesso finora inesplorati, aiutandomi a trovare una mia nuova dimensione.
Difficile tentare di racchiudere in poche righe ciò che ho vissuto durante questi undici mesi. Gioia, tristezza, ammirazione, rabbia, speranza, delusione. E poi colori, odori, sapori. Le persone. Credo sia semplicemente impossibile spiegare tutto questo e penso che solo chi ha avuto la fortuna di VIVERE qualcosa di simile possa comprendere. Perché forse è solo così che posso provare a riassumere questa esperienza: ESSERE VIVO. Scoprire terre “disarmanti” e paesaggi “surreali”; conoscere persone “sconvolgenti”, popoli così vicini e lontani allo stesso tempo; capire di essere cittadino del mondo ed assumersi la responsabilità di lottare attivamente perché questo NOSTRO mondo cambi.
Matteo Filippetti, volontario SCV Estero PRO.DO.C.S.
Roma 6 ottobre 2017