“Ojalá podamos mantener viva la certeza
de que es posible ser compatriota y contemporáneo
de todo aquel que viva animado
por la voluntad de justicia y la voluntad de belleza,
nazca donde nazca y viva cuando viva,
porque no tienen fronteras los mapas del alma ni del tiempo”[1].
Prendo spunto dalle parole dello scrittore uruguayano Edoardo Galeano per spiegare alcune delle ragioni che hanno motivato la mia scelta di svolgere il servizio civile internazionale, da me inteso come prezioso strumento per operare nell’ambito della solidarietà internazionale.
Ho svolto il mio servizio in Colombia, nella città di Medellin, dove la Ong PRO.DO.C.S. sostiene donne vulnerabili per l’accesso ad opportunità di formazione, capacity building e creazione di piccole unità produttive, come strumento di inclusione sociale, oltre che finanziaria, accompagnate dalla prestazione di servizi ausiliari di assistenza, consulenza e monitoraggio.
Il progetto mi ha permesso di approfondire le conoscenze in materia di genere, empowerment economico e sviluppo locale; tre questioni a cui sono profondamente legata, e che credo siano strettamente interconnesse con lo sviluppo umano e il ruolo delle donne nella società.
La sfida maggiore è quella di generare un impatto positivo sia in termini di protezione e promozione dei loro diritti, che in termini di empowerment sociale, economico e politico, soprattutto in un contesto caratterizzato dalla violenza e pervaso da forti squilibri, come quello della Colombia, la cui persistente debolezza dello Stato di diritto ritarda la costruzione della democrazia e danneggia l’economia, minando lo sviluppo a lungo termine. Nonostante la difficile situazione socio-economica, sono proprio le fasce più vulnerabili della popolazione a sviluppare maggiore capacità di resilienza, in particolare donne e giovani dei quartieri marginali della città di Medellin.
Ho avuto il privilegio di indagare, dalla prospettiva delle donne direttamente coinvolte in questi processi, come tali interventi possano sviluppare il potenziale economico del proprio lavoro, accrescere le competenze e la fiducia in se stesse e trasformarle in agenti di cambiamento nelle loro comunità. Mi sono imbattuta in esperienze lavorative che, grazie alla tenacia e la conoscenza delle beneficiarie, hanno registrato una notevole crescita e hanno buone proiezioni di continuare ad espandersi. Altre storie, forse di minor successo imprenditoriale, rivelano comunque profili di donne che investono economicamente ed emotivamente nel loro lavoro.
Nonostante i tanti limiti e le debolezze presenti, si pensi alle lacune nell’area contabile/amministrativa e commerciale/vendite, le unità produttive rappresentano un riscattabile contributo all’economia della famiglia, quando non sono l’unica attività di sostentamento, e del tessuto economico dei quartieri di riferimento.
Accanto agli aspetti più tecnici del mio servizio ho avuto il privilegio di coltivare il tratto umano delle relazioni con le beneficiarie, che ogni volta regalano sorprese e sfide, nel bene e nel male.
La mia figura di volontaria mi ha spinto all’ascolto costante delle loro necessità, cercando, con gli strumenti a disposizione, di intervenire laddove lo ritenevo più consono al mio ruolo. Penso che questo sia stato l’aspetto più delicato del mio servizio. Gli importanti spunti di riflessione ricevuti hanno stimolato in me considerazioni ed interrogazioni su questioni che hanno una natura più intima. Si tratta di un processo personale faticoso, ancora in corso, che mi espone ad un costante confronto con me stessa, ma allo stesso tempo, mi permette di problematizzare e mettere a fuoco con maggiore chiarezza i miei punti di forza e di debolezza.
Durante quest’anno ho sperimentato personalmente l’importanza di relazioni basate sul confronto, la comprensione e l’arricchimento professionale ed umano.
Esperienze come quella trascorsa offrono l’opportunità di ritrovarsi con persone che condividono gli stessi valori e tradurre l’incontro di diverse conoscenze e competenze in un lavoro partecipato, per realizzare le conseguenze sociali, economiche e politiche della società in cui crediamo.
Giulia Rucireta
Roma, 1 settembre 2016
[1] “L’augurio di mantenere viva la certezza che è possibile essere concittadini e contemporanei di chiunque vive animato dalla volontà di giustizia e dalla volontà di bellezza, nasca dove nasca e viva ovunque viva, perché non hanno frontiere le mappe dell’anima né quelle del tempo”.